Cari esperimenti anatomici, bentornati all’angolo della posta.
Dopo i festeggiamenti del solstizio d’inverno dobbiamo assolutamente riprendere a confortare le povere anime martoriate che ci scrivono.
Cominciamo con Flavia da Lugano:
“Cara MdF, ti seguo da un po’ e trovo che i tuoi consigli siano davvero utili, e proprio per questo mi sono decisa a scriverti.
Sono, da sempre credo, terrorizzata dai clown. Fin qui nulla di particolarmente grave, se non fosse che mio marito non mi crede: ha seriamente difficoltà a concepire il fatto che una persona possa avere fobie del genere e penso che si sia convinto che mi sia autosuggestionata, mossa, forse, da qualche desiderio di originalità. Inutilmente gli ho fatto leggere, anche sul web, le testimonianze di dottori e persone normali a proposito di questa particolare paura: nonostante sia dimostrato che non è poi così raro temere i clown, mio marito resta dell’idea che sia una cosa sciocca, una stravaganza. Mi fa arrabbiare questa mancanza di rispetto di fronte ad una mia debolezza, ma potrei anche passarci sopra se non fosse che mi ripropone i pagliacci in qualunque forma (portachiavi, circo, televisione, disegni su magliette, pupazzetti di vario tipo, quadri ecc) pensando così di “guarirmi”: una volta addirittura, per carnevale, è spuntato all’improvviso truccato e vestito da clown (inutile dire che mi sono spaventata moltissimo e non gli ho rivolto la parola per giorni). Come posso fargli capire che il mio è un terrore reale e che non mi deve tormentare?”
Ah, cara Flavia, è sempre la solita storia: pensa che io sono terrorizzata dai bambini e quel cretino di mio marito mi fece vedere, a tradimento, il film Il Villaggio dei Dannati (del 1960). Seguito da un lungo e terribile momento di derisione in cui mi spiegava come e perché non dovevo agitarmi. Fu in quel momento che mi ricordai che lui temeva le fiamme, così il giorno successivo, dopo avergli dato fuoco, cercai di spiegargli come e perché non avrebbe dovuto agitarsi. Ora siamo una coppia felice e rispettosa.
Luciano da Mestre ci scrive che:
“Cara Moglie di Frank., ho una questione piuttosto delicata da sottoporti: il mio compagno ha due gatti, che adora e che ha cresciuto quasi come figli. Io invece non li sopporto e trovo assurdo ed esagerato quest’attaccamento: sono pur sempre animali, che sporcano, miagolano, buttano in terra le cose, graffiano pure. Ora mi ha chiesto di andare a vivere da lui, ma io so già che se non si libererà dei gatti non potrò convivere serenamente. E’ giusto dargli un ultimatum? O devo essere più sottile? Peraltro sembra quasi che l’antipatia con quelle bestie sia reciproca.”
Eh già, chi vorrebbe qualcuno che mangia, sporca, perde peli, fa rumore e versi strani e si aggira in casa propria? Eppure se ti ha invitato ad andare a vivere con lui vuol dire che è disposto a sopportare tutto ciò. E non ti preoccupare se ti sembra che i gatti ti detestino quanto tu detesti loro … probabilmente è esattamente così.
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